Mi chiamo Carla, desidero raccontare ciò che Gesù ha fatto nella mia vita. Ho vissuto in una famiglia numerosa, semplice e con sani principi morali.

Durante il periodo della mia adolescenza ero alla ricerca di Gesù e della verità.

La mattina, prima di recarmi, in sartoria a lavorare, andavo prima in chiesa (cattolica) recitavo alcune preghiere imparate a memoria, mi soffermavo davanti alle statue dei santi e alle immagini sacre. A dire il vero l’anima mia si turbava, ero insoddisfatta, triste, inappagata e vuota.

Un giorno, in chiesa, con semplicità chiesi: “Signore quanto vorrei conoscerti vivente!” Ero alla ricerca di Gesù vivente e vero; cercavo la verità. Sentivo il bisogno di conoscere Gesù e di servirLo.

In quel tempo ero fidanzata, mia suocera si ammalò di un tumore e volle che l’accompagnassi a Roma in ospedale dove doveva essere operata.

A Roma fummo ospitati dai miei zii, erano dei credenti evangelici. La loro casa era una casa di adorazione, si radunavano i fratelli per lodare il Signore. Mia suocera si unì al gruppo di preghiera, Dio la benediva, aprì il suo cuore a Gesù accettandolo come personale salvatore.

In ospedale si liberò un posto, mia suocera fu operata di tumore, un grave e delicato intervento chirurgico. Dopo alcuni giorni dall’intervento vide entrare nella stanza, a porta chiusa un bambino biondo e bello che si avvicinò al suo letto, la prese per mano e le disse: “coraggio, tra un po’ sarai fuori pericolo”. Nel primo pomeriggio, andai a visitare mia suocera, benché fosse impossibilitata a parlare a causa dalla mascherina dell’ossigeno, con insistenza volle raccontarmi ciò che aveva visto.

Il suo raccontò mi emozionò moltissimo; uscii dalla camera pensando a quel bambino che l’aveva visitata, m’incamminai verso casa, mi fermai sotto un grande albero e quivi piansi tanto. Dissi: “Signore io voglio conoscerti”. Fui invasa da tanta pace e serenità. Tornai a casa, avevo gli occhi rossi e gonfi dal pianto, i miei zii mi fecero tante domande gli dissi che stavo bene e non mi era successo nulla.

Quella sera, andai a letto presto, durante il sonno vidi Gesù davanti a me, mi prese per la mano e mi disse: “Vieni figliuola mia”, gli chiesi: “Signore chi è quel bambino che ha visitato mia suocera?” Gesù mi confermò che quel bambino era lui.

Ebbi un lungo dialogo con il Signore. Mia zia udendomi parlare svegliò zio, ascolta disse: Carla sta parlando con Gesù. Ascoltarono ogni parola. La mattina zia mi sorrise e mi abbracciò dicendomi: “Carla, tu questa notte hai parlato con il Signore!” ripetendomi ogni parola che avevo detto. Gesù era venuto a me mostrandomi tutto l’amore di un Padre tenero e amoroso. Aveva ascoltato il mio desiderio, la mia brama. L’anima mia ora era appagata, soddisfatta, avevo avuto un’intima comunione con Gesù. Lo sentivo vivente. Dio è spirito e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità. (Giovanni 4-24).

Ogni mattina prima di iniziare le faccende di casa ci univamo in preghiera. Mia cugina, una bambina di nove anni ripiena di Spirito Santo durante la preghiera profetizzò dicendo: Mia figliuola, io ti ho lavata con il mio sangue, io ti ho perdonata da tutti i tuoi peccati. Io scriverò dietro la tua porta, “io e la mia casa serviamo il Signore”.

Ero felice. Gesù era interessato a me e al mio bene. A Roma furono giorni di benedizioni, di comunione col Signore. Venni a Foggia, continuai a pregare tutti i giorni. Mancavano due mesi al mio matrimonio, mi ammalai, la situazione peggiorava di giorno in giorno, la mia vita era in pericolo di morte. Mio padre era molto preoccupato per la mia malattia, e un giorno, mentre andava dal dottore, per la strada disse: “Signore illumina il dottore sulla malattia di mia figlia, affinché la possa curare!”.

Arrivato allo studio, il dottore disse a mio padre: “Ora ho capito cosa ha tua figlia, Dio mi ha illuminato; ha il tifo” e dalle analisi fatte, fu confermato. In pochi giorni la situazione cambiò. Gesù aveva operato. Papà ebbe la risposta alla sua richiesta, accettò Gesù nel suo cuore come personale Salvatore.

La mia tranquillità e la fiducia in Dio fu di testimonianza ai miei familiari che in poco tempo si convertirono tutti.

Dopo alcuni mesi dalla mia malattia mi sposai. Dio mi ha dato una famiglia numerosa di cinque figli, tutti convertiti al Signore con le rispettive famiglie, a Dio la gloria!

Sono passati oltre cinquanta anni dalla mia conversione, anche se ci sono state difficoltà e tanti problemi posso dire che la Speranza nella Grazia mi dà la forza e la vittoria di andare avanti.

“Quanto a me e alla casa mia serviremo all’Eterno”. Giosuè 24:15.

CARLA È STATA PROMOSSA PER IL CIELO

La sorella Carla, il 13 dicembre 2012 è tornata alla casa del Padre celeste. Ha servito il Signore per ben cinquantasette anni ed è rimasta fedele fino alla fine dei suoi giorni. Carla negli ultimi anni della sua vita, ha trascorso molto tempo ricoverata negli ospedali ed anche lì, nella sofferenza, ha continuato a testimoniare dell’amore e della grandezza di Dio. Chiunque le stava intorno notava in lei la presenza del Signore.

La certezza della salvezza e la gioia d’incontrare il suo Salvatore e Redentore, le facevano dimenticare la sua sofferenza.
Quelli che amano il Signore sanno che questa è la verità rivelata dalla sua Parola. La fede e le esperienze di Carla sono un patrimonio spirituale, un’eredità che incoraggia a offrirsi maggiormente a Gesù.

Carla non ha lasciato i familiari con un addio, ma con un arrivederci in cielo…

“Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno”. Salmo 73:24-26.

Maria Torraco