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:: Interpretare la Parola di Dio
   (parte seconda)

Nel precedente numero de Il Consigliere accennavamo ad alcuni principi essenziali per l’interpretazione della Parola di Dio e che si potevano raggruppare in quello che abbiamo definito l’ABC dell’interpretazione biblica: accuratezza, buon senso e contesto.
Un problema, invece, che può presentarsi all’interprete della Scrittura è la confusione che può generarsi tra ciò che è letterale e ciò che invece è figurato.
La Bibbia è ricca di immagini retoriche, come metafore e similitudini. È una composizione letteraria e dovrebbe essere considerata anche come tale. Dobbiamo essere in grado di riconoscere le figure retoriche quando le incontriamo. Per esempio, leggiamo: "Moab è il bacino dove mi lavo; sopra Edom getterò il mio sandalo" (Salmi 60:8). Qui è Dio che parla e il buon senso ci dice che si tratta di un linguaggio figurato, perché non significa letteralmente che Dio si lavi o indossi sandali. Così pure quando sono usati degli antropomorfismi, cioè quando la Scrittura afferma che noi siamo "la pupilla dell’occhio" di Dio oppure quando siamo invitati a trovare rifugio "sotto le Sue ali"…
Il nostro approccio con la Parola di Dio deve essere sempre sensato e misurato nel contesto generale del versetto che si prende in esame. Non spiritualizziamo troppo rischiando di perdere di vista il senso letterale del brano che leggiamo.
    FIGURE RETORICHE
Ogni lingua ha le proprie espressioni idiomatiche. Metafore, similitudini e altre figure retoriche, per quanto possano confondere alcuni, sono comuni in ogni lingua. Esempi comuni in italiano sono "avere sangue freddo", "acqua in bocca", "dare una mano a qualcuno", "avere le mani bucate" ecc. La Bibbia fa ricorso a molte figure retoriche, Scritta da persone orientali, utilizza espressioni e allude a usi comuni in quelle zone.
La figura retorica più comune nella Scrittura è la metafora. La metafora è una figura retorica nella quale una parola o una frase che letteralmente denota una cosa o un’idea viene utilizzata al posto di un’altra per suggerire una somiglianza o analogia tra le due.
Per esempio: "Una nave solca il mare", oppure "sei un fulmine". Notiamo alcune di queste affascinanti figure retoriche nella Bibbia: "Voi siete il sale della terra" (Matteo 5:13); "Io sono la luce del mondo" (Giov. 8:12); "Io sono la porta" (Giov. 10:9); "Io son il pan della vita" (Giov. 6:35); "L’Eterno è il mio pastore" (Salmo 23:1); "Il nome dell’Eterno è una forte torre" (Prov. 18:10).
Un’altra figura retorica è la similitudine, con la quale si chiarisce un concetto paragonandolo a qualcosa di ben noto. Alcune di queste di uso comune sono: "Furbo come una volpe"; "bianco come la neve", "nero come il carbone". L'uso scritturale della similitudine può essere illustrato dal ritratto che Paolo fa del cristiano paragonandolo ad un soldato in Efesini 6:10-20. Le attività e le risorse del credente sono presentate in modo pittoresco e la vita del credente è paragonata ad un combattimento. Vengono descritte l’armatura, i nemici e la fonte della forza.La Bibbia fa ricorso in numerose occasioni all’iperbole, che è un’esagerazione di un concetto utilizzata appositamente in modo simbolico. Una delle tante si trova in Matteo 7:3 "E perché guardi tu il bruscolo che è nell’occhio del tuo fratello, mentre non iscorgi la trave che è nell’occhio tuo?". Un’altra categoria di figure retoriche utilizzate nella Scrittura include tipi, parabole e allegorie.
Il tipo può essere descritto con le parole della Scrittura: "Un’ombra dei futuri beni" (Ebrei 10:1; Col. 2:17). Il tipo e l’antitipo non corrispondono esattamente in tutto, più che identità c’è somiglianza (cfr. Rom. 5:14).
La Bibbia rappresenta la verità anche mediante le parabole. Una parabola è un confronto, specificamente un breve racconto che esprime una verità morale o spirituale, come le parabole di Gesù.
L’allegoria è simile alla parabola, forse non soggetta ad interpretazione letterale. Sorge una domanda: come distinguere l’allegoria dal fatto? La regola più sicura nella comprensione della Scrittura consiste nel prenderla letteralmente a meno che non ci sia una chiara indicazione, dal contesto o dal confronto con altre parti della Bibbia, che deve essere interpretata in modo figurato. Il buon senso, per esempio, ci dice che quando Gesù dichiarò "Io sono la porta", non intendeva dire di esserlo in senso letterale.
La Scrittura deve essere confrontata con la Scrittura. La Bibbia presenta tutte le parti della verità, e tutta la Scrittura deve essere presa in esame, perché raramente un singolo passo contiene tutto l’insegnamento su un soggetto. Le contraddizioni spariscono approfondendo lo studio generale della Bibbia. Per illustrare il concetto: Paolo dichiara che la salvezza è per fede (Rom. 4:5), mentre Giacomo dice: "Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto" (2:24). Entrambi hanno ragione: Uno condanna le opere senza la fede, l’altro la fede senza le opere.
Infine, l’interpretazione biblica non dovrebbe mai essere considerata un processo puramente meccanico o intellettuale, perché deve coinvolgere lo Spirito Santo. Uno studioso evangelico disse: "La Bibbia senza lo Spirito è una meridiana alla luce della luna". Per conoscere il messaggio della Bibbia abbiamo bisogno dell’aiuto dell’Interprete celeste, lo Spirito Santo, che ha promesso di guidarci in tutta la verità.

da: Il Consigliere della Scuola Domenicale 03

 
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