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Guidato dallo Spirito Santo, Mosè esorta il popolo di Israele ad attenersi al Signore, ubbidendo a tutti i Suoi comandamenti, a tutte le Sue leggi e prescrizioni (cfr. Deuteronomio 6:1). Egli sapeva bene che non avrebbe introdotto il popolo di Dio nella terra di Canaan (cfr, Numeri 20:12), tuttavia, da uomo fedele al suo mandato, non si esime dal trasmettere al popolo, ed alle famiglie nello specifico, quei sani insegnamenti che sarebbero serviti, anche al di là del Giordano, per continuare a temere e ad ubbidire al Signore: “Ascolta, Israele: l’Eterno, l’Iddio nostro, è l’unico Eterno. Tu amerai dunque l’Eterno, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. E questi comandamenti che oggi ti do ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figliuoli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segnale, ti saranno come frontali tra gli occhi, e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Deuteronomio 6:4-9).
Ogni israelita, quindi, avrebbe così lasciato il segno della propria appartenenza al Signore nella sua famiglia, inculcando, depositando nel cuore dei propri figli una verità fondamentale: “... l’Eterno, l’Iddio nostro, è l’unico Eterno …” l’unico degno di essere amato e servito. Queste sane abitudini avrebbero suscitato l’interesse dei figli, pronti a chiedere: “Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste prescrizioni che l’Eterno, l’Iddio nostro, vi ha date? … tu risponderai al tuo figliuolo …" (Deuteronomio 6:20-21). Oggi, la nostra vita di genitori cristiani è fonte d’ispirazione per tali domande da parte dei nostri figli? e le nostre risposte sono esaurienti? Ci prefiggiamo ancora di condurre i nostri figli a Cristo? e ravvisiamo tuttora la responsabilità di istruirli nel timore del Signore?
Certamente i tempi sono cambiati, perché l’uomo è cambiato, ma la Parola di Dio, i principi morali ed i valori etici che essa trasmette, devono essere assolutamente preservati (cfr. Matteo 24:35; Giuda 3). Il modernismo, tra le altre cose, ha mutato anche lo stile di vita stesso della famiglia, talché ha reso i genitori meno protagonisti nell’educazione familiare. Per esempio, mentre Mosè esortava i genitori perché i figli fossero, a loro volta, guidati alla conoscenza personale del Signore, oggi i genitori sono tendenzialmente portati a garantire loro una casa, un tenore di vita sereno, il benessere economico… Per raggiungere tali obiettivi, ovviamente, la famiglia deve essere costruita sul lavoro necessario non tanto a garantire un modo di vivere dignitoso, ma soprattutto a pagare le rate del mutuo. Entrambi i coniugi dovranno impegnarsi a lavorare per guadagnare quanto più possibile ed affrontare continui sacrifici, pur di vedere realizzati i tanti sogni nel cassetto: i figli sono esigenti e hanno bisogno di vestiario alla moda, di cibo da fast-food, di tanti Euro per ricaricare il telefonino, di un mezzo proprio per muoversi nell’indipendenza.., la lista sarebbe infinita!
Mentre i genitori dovranno destinarsi al lavoro per garantire l’agiatezza, l’educazione e la disciplina dei figli diventa compito dei nonni, magari di una badante o forse della scuola materna… beh, qualcuno si troverà! Quant’è diversa la famiglia di oggi! Dopo una giornata di impegni, ci si ritrova all’”ostello” almeno per trascorrere la notte, poi si riparte con i soliti ritmi.
Chi si prenderà l’incomodo di inculcare “al fanciullo la condotta che deve tenere”, per cui “anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà” (Proverbi 22:6)? Chi avrà cura con il proprio esempio di guidare al Salvatore i propri figli? Gloria a Dio per quanti in comunità si affiancano ai genitori in questo scopo spirituale, come nella Scuola Domenicale, ma la sola attività degli altri non sarebbe sufficiente. Non crediamo forse che sia responsabilità diretta di ogni genitore ascoltare le domande e rispondere con la Parola di Dio ai propri figli? Altrimenti quanti sono per noi una benedizione di Dio (cfr. Salmo 127:3) e che ci sono stati affidati dal Signore per essere guidati alla verità, mentre crescono, troveranno un supplente ad ascoltare le loro naturali domande, un Sostituto a disciplinare ed educare, un precario salariato a rispondere.
Facciamo tesoro dell’esortazione di Dio e dimostriamo saggezza verso la Sua ispirata Parola, mettendola in pratica. “Osserverete diligentemente i comandamenti dell’Eterno, ch’è l’Iddio vostro, le sue istruzioni e le sue leggi che v’ha date” (Deuteronomio 6:17). In questo modo daremo ai nostri figli molto più del benessere economico e della prosperità materiale, perché saremo una guida autorevole nella loro educazione ed istruzione cristiana. Carmelo Fiscelli
    Riflessione
AUTOSTIMA O VOCAZIONE?
Viviamo in una società dove certi modi di essere e di fare sono particolarmente caldeggiati per finalità spudoratamente commerciali. Alcun slogan recitano: “Perché tu vali”; “Il mondo gira tutt’intorno a te”… e via discorrendo. La strategia, naturalmente, è quella della vendita, bisogna piazzare il prodotto o il servizio, in ogni caso, il tutto viene promosso unicamente per illudere la persona e farla sentire quella che non è, identificarsi con grandi campioni dello sport o stelle dello spettacolo. È la solita solfa!
Tragicamente, questo è fatto anche nei confronti dei bambini –una notevole fetta di mercato – e per gli stessi fini: comprargli gli snack più famosi (non necessariamente i migliori), vestirli con abiti firmati, provvedergli il cellulare, il videogioco, l’MP3, il computer… più potenti, più accattivanti ma, soprattutto, i più in voga. È un meccanismo micidiale!
Secondo alcuni esperti questo modo di fare serve a infondere  nel bambino o nel ragazzo un senso di profonda autostima: il ragazzo si premia perché si apprezza, si stima e perciò bisogna gratificarlo, rispondere alle sue pretese, soddisfare i suoi bisogni a tutti i costi. Non esiste più il senso della necessità, sprovvede al superfluo e non si apprezza più qualcosa perché se ne ha davvero bisogno. Ma di cosa hanno realmente necessità i nostri figli? Dargli tutto per non farli sentire inferiori ad altri?
Leggevo un articolo di cronaca su di un quotidiano della capitale, riportava ciò che un adolescente aveva scritto ai suoi genitori prima d’impiccarsi: “Non mi avete mai fatto mancare niente, mi avete dato tutto, ma non la cosa che più mi serviva, il vostro amore. Addio! Francesca”.
L’amore si esprime attraverso l’insegnamento, la cura, la disciplina, le attenzioni che si riservano ai figli, facendoli crescere grazie al nostro esempio di genitori, di cristiani autentici e non di ipocriti pronti soltanto ad esaudire ogni loro capriccio.
La stima verso i nostri figli si manifesta innanzitutto attraverso una vera educazione: condurre ad un piano di maturità intellettuale, morale e, soprattutto spirituale,  i nostri ragazzi secondo i dettami della Parola di Dio ed il buon senso umano.
L’educazione è sicuramente un’arte da riscoprire.

da: Il Consigliere della Scuola Domenicale 07

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