Nella nostra generazione, il Signore ci chiama a
tenere alta la Parola della vita, anche a livello familiare e le difficoltà degli
ultimi tempi sono ben visibili anche a questo livello: troviamo genitori
senza affetto naturale, vale per
senza cuore, insensibili, e figli
disubbidienti ai genitori e
ingrati. Molti ragazzi sono cresciuti in mezzo alla superficialità dei genitori e adesso sono insicuri, instabili, senza punti di riferimento morali, inconcludenti.
Da un lato, se Dio ci adotta come figli e si occupa di noi con tanto amore, non dovremmo anche noi curare adeguatamente i nostri figli come doni di Dio? Altrimenti si rischia che, al loro arrivo, i figli divengano: occasione per trascurarsi tra coniugi, motivo di tensione e nervosismo e persino causa di divisione fra marito e moglie. A causa dei figli, a volte, uno dei coniugi rimprovera, mentre nel contempo, l’altro consola o tollera, si finisce per litigare davanti a loro o si fa qualcosa di nascosto dal coniuge spesso per coprire i pargoli.
Dall’altro, in
Ebrei 12 sono i figli a sopportare, vale a dire soffrire delle ristrettezze, per crescere educati e corretti e nella Bibbia l’educazione è la norma:
come un uomo corregge il suo figliuolo, così l’Eterno corregge te; il castigo è normale,
se fa del male lo castigherò con verga d’uomo. Il castigo non è visto come una crudeltà, ma come punizione che s’infligge a chi ha commesso una colpa, una trasgressione, una disubbidienza, con lo scopo di correggerlo; ciò è la base della pedagogia di Dio
(Deuteronomio 30:15-18). La Parola di Dio indica che l’affetto vero agisce secondo la massima:
chi ama corregge (Proverbi 13:24). Se la mamma cede sempre e non sopporta che il figlio urli, pianga o faccia capricci, egli alla fine ne approfitterà al punto da usare i capricci come ricatto. Se è la nonna a consentire tutto, ben presto perderà autorevolezza. Invece il padre che consente tutto spesso cerca di “comprare” i figli, con regali o giochi, per compensare la sua debolezza. In Occidente per anni è stata in voga la teoria della libera e totale espressione della natura del bambino, per non soffocare le sue aspirazioni e capacità creative. Al massimo i bambini dovevano essere sottoposti ad un fitto dialogo con i genitori che li trattavano alla pari (genitori amici), però senza regole e condizioni. Questa pedagogia libertaria fu ben presto rinnegata da chi l’aveva promossa, ma, nel frattempo, diverse generazioni sono cresciute sotto il segno di un’infanzia indisciplinata.
Scopi dell’educazione
Lo scopo
personale dell’educazione è il bene del ragazzo, il quale se comprende questo apprezzerà il proverbio:
“L’uomo che corregge sarà, alla fine, più accetto di chi lusinga…” (Proverbi 28:23).
Lo scopo
pratico dell’educazione è lo stesso di chi mette in pratica la Parola di Dio
“... affinché fossimo sempre felici …” (Deuteronomio 6:24 Vers. Riv.), ma anche di rimuovere la tipica “follia” (dovuta a inesperienza e ribellione) che
“... la verga della correzione l’allontanerà da lui” (Proverbi 22:15). Lo scopo
spirituale dell’educazione è
“condursi in modo degno di Dio”, perciò
“come fa un padre con i suoi figli, abbiamo esortato, confortato e scongiurato ciascuno di voi …” (1 Tessalonicesi 2:11, 12).
Lasciare i bambini a sé stessi li porterebbe ad essere viziati, incapaci di perdere o subire privazioni, spesso violenti. Il figlio ha sempre ragione? Se torna da scuola con un brutto voto, lo commiseriamo dando le colpe all’insegnante? Lasciare un figlio in balia degli eventi di questo mondo, senza cura ed educazione alcuna, significa abbandonarlo anche in senso spirituale. L’esaltazione dell’espressione individuale della natura umana del bambino contribuisce così tanto all’egocentrismo che, da grande, gli provocherà notevoli difficoltà anche nel formare una nuova famiglia. Il legame matrimoniale tenderà a soffrire molto la mancanza di capacità di sacrificarsi per il bene del coniuge, e l’educazione dei figli sarà debole a causa della mancanza del senso di responsabilità.
Gesù ci spinge anche a capire le richieste dei nostri figli quando sono animate da buone motivazioni. Ma anche a impegnarci sul serio per trovare il modo di condurli ai Suoi piedi, o di |
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condurre Gesù dai nostri figli
(Luca 5:19; 8:41, 42).
Il ragazzo ben educato di solito, ha paura di perdere la stima dei genitori e da grande egli, abituato a cercare la loro approvazione, sarà portato a cercare di piacere anche al Dio dei genitori. Il bambino sarà portato a cercare l’approvazione di Gesù. Ad esempio, è sbagliato rimproverare il bambino facendogli pensare che
“Gesù non gli vuole più bene”. Si dirà invece:
“Questo non piace a Gesù e noi che vogliamo bene a Gesù, non vogliamo crearGli un dispiacere”.
Relazione personale
Mediante la Sua Parola, Dio stabilisce una relazione personale con i Suoi, impartendo insegnamenti precisi per ogni Suo figlio secondo la capacità di ciascuno. Allo stesso modo, in
Malachia 4:6, troviamo che Dio desidera un legame spirituale forte tra genitori e figli, per una crescita completa da un punto di vista spirituale: pari sentimento,
volgere il cuore; emotivo, non più
ribelli; mentale,
prudenza; per una vita di sana ed equilibrata testimonianza. Quali pericoli vi sono?
1. Indifferenza
A volte sembra che con la nostra indifferenza sacrifichiamo i nostri figli ai vari Moloc del mondo; ai costumi pagani, all’immoralità (convivenze, rapporti prematrimoniali, matrimoni misti), perché tale era il costume dei giovani filistei, alle cattive compagnie che corrompono i buoni costumi. Tanto noi adulti abbiamo molto da fare...
2. Insensibilità
Dio non è impersonale e non è servito da macchine, ma Egli è il Padre nostro e noi siamo Suoi figli. Dio ci nutre come una tenera madre, con mansuetudine, pazienza e cura amorevole (è interessante scoprire nella Bibbia come Dio può essere prefigurato ora dal padre, ora dalla madre). Quando l’educazione familiare è assente e i grandi sono immersi nei loro impegni, i figli cercano modelli più adatti alle loro esigenze tra parenti e amici al di fuori della loro casa.
3. Incoerenza
I genitori svolgono una funzione di guida, con ruoli differenti, perciò oltre a dare l’esempio, è bene che non cadano nei giudizi dei ragazzi, quando vedono delle incoerenze: “Tu hai detto che non si fa, non si dice… adesso perché lo fai tu, papà?”.
Impariamo insieme, genitori e figli a sviluppare l’ubbidienza al Padre, nel timore di Dio, vedendo il servizio al Signore come attività attraente, gratificante e soddisfacente. La benedizione potrà così scendere su di noi e sui nostri figli, infatti Dio ci ha scelto affinché ordiniamo ai nostri figli che si attengano alla via del Signore per praticare la giustizia e l’equità, onde l’Eterno ponga ad effetto a pro di Abramo quello che gli ha promesso
(Genesi 18:19).
Simone Caporaletti
Altri riferimenti biblici utili:
Salmo 78:3-7;
Deut. 6:1-9, 20-25;
Deut. 11:1-2, 18-21;
Salmo 127.
Da:
“Il Consigliere della Scuola Domenicale 08”